La misura “BONUSICILIA” pubblicata dalla Regione Siciliana, avente come contenuto “Concessione contributi a fondo perduto a favore delle microimprese artigiane, commerciali, industriali e di servizi”, presenta evidenti criticità applicative sulla maggior parte delle imprese colpite dalla crisi scatenata dalla PANDEMIA COVID-19.
– Tenuto conto che il mondo economico ha subito un durissimo colpo, con aziende artigiane e non, costrette a chiudere o continuare in modo parziale o intermittente la propria attività per garantire, durante il lockdown, l’erogazione di servizi essenziali, seppur consapevoli di andare incontro a evidenti difficoltà riconducibili ad una drastica diminuzione delle commesse, oltre al serio rischio di contrarre il virus;
– Premesso che queste attività hanno visto ridurre sensibilmente il proprio fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019;
– Considerato che le agevolazioni sono concesse esclusivamente alle aziende che hanno avuto l’attività economica sospesa (riferita al codice Ateco) ai sensi del D.P.C.M. 11 marzo 2020 e 22 marzo 2020 e delle ordinanze del Presidente della Regione Siciliana emanate nell’ambito dell’emergenza COVID-19.
Si rilevano le seguenti criticità
1) Riteniamo necessario rivedere la tabella dei Codici Ateco ammissibili al finanziamento. Abbiamo rilevato che alcune attività, come ad esempio la produzione di pasticceria, le tintolavanderie, i centri di revisione, autoriparatori e impiantisti, seppur non ricomprese tra i codici del DPCM di marzo, erano di fatto chiuse. E’ sufficiente consultare i dati rilevati attraverso la CIG.
2) Nell’erogazione del contributo è necessario che resti centrale, per la valutazione delle istanze presentate, la riduzione del fatturato rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente che, a nostro parere, può essere individuato nel primo semestre di bilancio
3) Regolarità del DURC. A nostro avviso tale condizione non va contemplata. Le imprese, a seguito dei continui rinvii del versamento dei contributi concessi dalle disposizioni governative, non hanno ancora regolarizzato la loro posizione. I tempi stretti non consentono a tutte le imprese, colpite dalla pandemia, di avere il Durc in regola.
4) Certificazione del Revisore Contabile (All. 3/A). La certificazione richiesta è eccessiva, ciò comporterebbe un costo aggiuntivo per l’impresa, si potrebbe risolvere con autocertificazione da parte dell’impresa stessa;
5) Sull’attuale procedura si riscontrano diversi problemi concernenti l’accessibilità al servizio di prenotazione, la compilazione e invio dell’istanza. La complessità dell’iter di partecipazione al bando viene appesantita anche dalla presenza dell’identità digitale (SPID), per la quale si riscontrano criticità nei tempi di attivazione della stessa.
6) Riparto delle risorse assegnato alle province in proporzione alla popolazione residente e non in base alla densità del numero di aziende attualmente attive secondo i dati Unioncamere;
7) La sospensione del bando trova fondamento anche in ragione dei successivi DDG in cui sono stati inseriti altri codici ATECO ammissibili. Si è generata, di fatto, un’asimmetria informativa fra le potenziali microimprese partecipanti;
8) Riteniamo necessario parametrare la richiesta avanzata sulla base del codice ATECO secondario al calo di fatturato relativo alla specifica attività rispetto all’anno precedente o, in alternativa, considerare solo codice ATECO primario dell’azienda;
9) Richiediamo l’eliminazione del metodo di selezione delle istanze attraverso “click day” adottando il modello della ripartizione proporzionale delle risorse – con franchigia di 5.000 euro garantiti a tutti – per non lasciare indietro nessuno sulla base della fortuna e comunque per dare a tutti gli istanti del primo giorno pari dignità di piazzamento a prescindere dall’ordine cronologico, quindi della concorrenza inquinata dal divario digitale.
10) Alla luce delle criticità rilevate, riteniamo necessaria la sospensione del Bando e la rimodulazione dell’entità del Bonus. Considerata la limitata dotazione finanziaria della misura, si propone la riduzione dell’entità del contributo previsto (con un minimo di cinquemila euro) con conseguente aumento sensibile della platea delle imprese beneficiarie.
Per queste ragioni si chiede l’avvio di un confronto con le Associazioni di categoria maggiormente rappresentative del tessuto produttivo siciliano.